È stata promulgata la legge che ha istituito la commissione di inchiesta sulle banche.
Il Presidente della Repubblica ha, tuttavia, scelto il metodo della “promulga con osservazioni”: infatti Mattarella ha vergato una lettera, con la quale ha richiesto ai Presidenti delle due Camere di vigilare e verificare che l’istituenda commissione non diventi un’altra autorità di vigilanza.
Il Presidente della Repubblica si preoccupa ”di evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi – quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti propri di Banca d’Italia, Consob, IVASS, COVIP, Banca Centrale Europea. Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti, sancito da norme dell’ordinamento italiano e da disposizioni dell’Unione Europea, vincolanti sulla base dei relativi trattati. Provocherebbe, inoltre, grande incertezza tra gli operatori sottoposti a vigilanza su quale sia l’organismo cui fare riferimento e quali le indicazioni da osservare, anche considerando che l’attività della Commissione è prevista per l’intera durata della Legislatura. Ricordo, tra l’altro, che né le banche centrali né tanto meno la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri”.
Ma al di là di questa sottolineatura bisogna porre in evidenza che questa Commissione ha uno spettro di compiti che, se svolti con oculatezza, potrebbero portare una schiarita sul ruolo delle banche nel nostro sistema economico.
Si intende:
1-esaminare il come le autorità di vigilanza abbiano esercitato il loro ruolo: si rimembri in proposito quello che recentemente è accaduto per le sette banche andate in risoluzione (crisi), proprio in ragione di un’omessa vigilanza della Consob e di Banca di Italia. Tutti ricorderanno gli stracci che volarono tra Barbagallo ed Attoni, rispettivamente direttori di Banca di Italia e della Consob: si accusarono a vicenda-nelle audizioni tenute dalla Commissione Casini-ma il risultato è stato che i titolari delle “obbligazioni subordinate”hanno perduto tutto il loro risparmio, perché truffati.
2-Accertare quali siano stati e quali saranno i compensi degli amministratori delegati, i Ceo, che hanno incassato emolumenti e stock option ragguardevoli, pur avendo operato con mala gestio, come stanno dimostrando gli esiti delle azioni di responsabilità pendenti nei Tribunali.
3-Istituire una Procura Nazionale per i reati finanziari e bancari, che tra l’altro vanno riordinati e riscritti, essendo la legislazione in proposito povera e lacunosa.
4-Verificare come le banche hanno utilizzato è gestito i derivati, uno strumento finanziario opaco, che ha prodotto solo danni per risparmiatori, aziende e pubbliche amministrazioni.
5-Delimitare la gestione delle sofferenze bancarie- crediti deteriorati– che, se producono vantaggi inusitati per “fondi avvoltoi”, di converso determinano ingiuste esecuzioni forzate per debitori incolpevoli ed impoveriti.
6-Indagare il meccanismo in ragione del quale si produce l’usura, per gli interessi che computano le banche sia per mutui che per gli affidamenti concessi.
La Commissione ha poteri che derivano dalla Costituzione-art.82- simili a quelli che può esercitare la magistratura inquirente.
Secondo quanto riferiscono i maggiori quotidiani, candidato a presiederla sarebbe il senatore Gianluigi Paragone.
La sua carriera giornalistica e di scrittore fa ritenere che sia un ruolo a lui confacente, anche per la conoscenza che possiede del sistema bancario.
Lo stesso Di Maio in una recente dichiarazione a “La Stampa” ha sottolineato che Paragone è il candidato della maggioranza e nulla osta perché diventi il presidente della Commissione. Ne conviene anche Salvini.
Paragone ha tra l’altro affermato che non intende essere uno “scalpo per le banche”, ma il suo fondamentale obiettivo è solo quello di tutelare i risparmiatori, per capire le sofferenze che hanno patito e per impedire che ancora se ne verifichino ai loro danni. Salvaguardare la sana impresa, il risparmio che produca ricchezza per tutti, per l’economia reale, contro la “finanziarizzazione”.
Ha scritto nel suo libro GangBank:”il sistema bancario e finanziario mantiene tutti. Dai giornali alla politica. Quindi il corpo del reato non lo vediamo mai. Eppure la crisi che stiamo vivendo non nasce soltanto dalle creste che i politici fanno sugli appalti. No, la crisi che stiamo vivendo è causata da un sistema. Che io chiamo GangBank. E le creste che questo sistema fa sono un crimine che stiamo ancora pagando. GangBank ha rubato i nostri soldi, ci ha privato del lavoro dopo averne annullato i diritti. GangBank mira a toglierci di mezzo come cittadini. A loro bastiamo come clienti. Si stanno fregando i nostri soldi. Soldi guadagnati con sudore, con sacrificio….GangBank è dentro le pubblicità delle banche, delle assicurazioni, delle società di investimento, delle auto vendute a debito, dei telefonini che ci controllano h24, dei social che ci hanno ridotto a un branco di beoti. Andiamoli a stanare questi truffatori, questi nuovi criminali con il colletto bianco”.
In realtà la Banca di Italia, spesso lo si dimentica, è nata propria a seguito dello scandalo famigerato che coinvolse nel 1893 una delle più grandi Banche del paese: la Banca Romana.
Il 20 dicembre del 1892 in un appassionato intervento tenuto in Parlamento, Napoleone Colajanni, che aveva ricevuto l’incarto dell’inchiesta sulla Banca Romana dall’economista Maffeo Pantaleoni, mestamente affermò: “lo scandalo era la luce spia, il segno di una crisi morale immensa, di un’autentica bancarotta morale”.
Le Banche in Italia hanno avuto gravissime responsabilità per diversi scandali che hanno alimentato il malaffare.
E’ stato ricordato, per esempio, in un libro scritto da Sergio Turone “Corrotti e corruttori dall’Unità di Italia alla P2”, quale sia stato il ruolo di banchieri che comunque hanno sporcato il destino e la storia di Italia: Sindona,Calvi, Marcinkus: lo scandalo Italcasse,Banco Ambrosiano,lo IOR, per ricordarne alcuni.
Paragone è contro i banchieri che dimenticano la Costituzione: il ruolo che essa ha assegnato agli istituti di credito si finalizza per lo sviluppo di un’impresa che tenga conto anche dei lavoratori, ex art.41 della Carta.
Non è un uomo da facili compromessi e non si piega alla logica acconcia del “sistema”, che combatte con tutte le sue forze.
Se dovrà rinnegare le sue idee e principi, rinuncerà.
Biagio Riccio
Pubblicato su “Gli Stati Generali” il 30/03/2019
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