LA VITA A RATE: SOLDI IN PRESTITO IN CAMBIO DI DIRITTI
“La Vita a Rate” è un bel libro di Gianluigi Paragone che con una scrittura, piana,asciutta da raffinato giornalista, affronta il drammatico tema della società indebitata.
Sin dall’introduzione, con l’impeto del narratore sincero, Paragone afferma:”Perché la “vita a rate” non diventi una discesa agli inferi serve uno Stato forte, strutturalmente e moralmente più forte di una finanza che senza un controllo diventa criminale a norma di legge. Ve ne darò prova in questo racconto”.
Debito e colpa si traducono in tedesco con la medesima parola Schuld.
Ha un preciso significato: “Il capitalismo è un generatore di colpa indebitante”: il debitore ha un enorme colpa, per il sol fatto di aver contratto il debito e perciò non beneficia della remissione e della necessaria liberazione: deve adempierlo a tutti i costi.
Queste parole sono scritte in un frammento di Walter Benjamin e capovolgono l’impostazione marxiana, secondo cui il capitalismo ha un’accumulazione originaria che deriva dal plusvalore: la ricchezza è il frutto di un lavoro non retribuito.
Dunque alla relazione tra capitalista e lavoratore, fondata sul lavoro e sul plusvalore, si sostituisce quella tra creditore e debitore, fondata sul debito.
Oggi il capitalismo si nutre e si alimenta di debito.
Il debito è l’incarnazione nel capitalismo attuale, fatto di finanziarizzazione e non di economia reale, del “vampiro” di cui parla Marx per evocare il funzionamento del capitale.
La schiavitù del capitale è quella del debitore che per adempiere il suo debito dovrà lavorare per tutta la vita: il debito è infinito.
L’indebitato è solo e vivrà la sua vita in funzione del rimborso che dovrà realizzare: il debito lancia un ponte tra il presente ed il futuro, anticipa ed esercita una prelazione sull’avvenire, sul possibile presente, vissuto malissimo.
Il debito ipoteca tanto i comportamenti del debitore che il suo salario, il suo reddito; impone uno stile di vita coartato, regole di contabilità, una forsennata invocazione del tempo, in ragione del quale la vita si consuma e si annerisce, rende infelicità perpetua e se capita l’imprevisto per spese non calcolate e costi non stanziati, si apre il baratro della disperazione che si compie con il suicidio.
Estinto un prestito, se ne apre un altro: il risparmio non nutre l’investimento che, invece, si basa sul debito contratto, di solito con banche o usurai che ne costituiscono la bieca alternativa.
Un tempo si raccoglievano i risparmi e poi si facevano le compere: oggi si acquista senza soldi, contraendo un debito che successivamente non si ha la forza di ripianare.
Il consumo non si realizza con il proprio denaro, ma con quello prestato, che va comunque restituito con gli interessi, determinati anche discrezionalmente o con assoluto arbitrio. E si arricchiscono compagnie finanziarie e banche dissanguanti.
Mentre il debito annichilisce il debitore facendogli perdere ogni gioia di vivere, perché la vita deve trascorrere per pagarne infiniti, i creditori alimentano il capitale con l’incasso degli interessi e ci avviamo alla società asimmetrica che ha profetizzato Stiglitz : pochissimi ricchi, tantissimi poveri.
Il profitto dei capitalisti non è rappresentato dal plusvalore, come diceva Marx, ma dagli interessi accumulati sul debito o dal ricavato della vendita forzata di beni di proprietà dei debitori insolventi, conseguito a prezzi raddoppiati.
Nel suo bel racconto il noto giornalista utilizza suggestive storie( anche veramente accadute) come quella della “casa arancione”. Tutti dovrebbero essere come i tre fratelli della casa arancione ubicata tra tante altre costruzioni,frutto di una spietata e feroce speculazione edilizia.Ma loro non hanno ceduto al richiamo del “Gatto e la Volpe” e del “paese dei balocchi”. Hanno capito che il debito è una spirale perversa e verrà il giorno che il feroce creditore batterà cassa.
“Attorno a quella casa di un arancione che va verso il color mattone si anima un cantiere mai fermo. Sono decenni che costruiscono palazzi attorno ai tre fratelli che vivono la casa di un arancione che va verso il color mattone. Palazzoni su palazzoni a uso condominiale, commerciale, uffici. Quasi a voler soffocare la casa arancione, a non volerle più consentire aria. A negarle la luce del sole, relegandola all’ombra perenne generata dai nuovi palazzoni green, ecocompatibili e moderni. Povera casa arancione. La costringono a mangiar terra e polvere…«CHE DIAVOLO VOGLIONO QUESTI TRE FRATELLI CHE NON SI FANNO COMPRARE???» Già, che diavolo vogliono… Niente. Non vogliono niente. Non hanno un prezzo. I tre fratelli che resistono alle case belline, tutte belline uguali; non vogliono niente perché non c’è un prezzo che valga la casa dove vivevano i nonni, e poi i genitori e ora loro con i figlioli. Non hanno un prezzo le loro storie, le loro vite. E non ha un prezzo quella casa color arancione, di un arancione che va verso il mattone, che i palazzinari delle case belline, tutte uguali, vorrebbero abbattere per completare la loro bella speculazione immobiliare. Eppure quelli del fondo immobiliare che costruiscono attorno darebbero qualsiasi cifra, soprattutto ora che si sono comprati tutte le aree circostanti. Qualsiasi cifra per comprarsi il terreno, la casa e buttarla giù, ripulirla dalle macerie e una volta spianata l’area farci altri palazzi per dodici appartamenti, e poi negozi, e uffici, e… e… e… «Che volete? Noi ve lo diamo.» Nulla. Non c’è prezzo. Non tutto è in vendita nemmeno nel mondo dove tutto si vende e tutto si compra. I tre fratelli non si svendono. Perché sono liberi. E tu, caro fondo speculativo, anche se hai tutto ti devi rassegnare a perdere un pochino. A vincere un filo di meno di come vorresti vincere. Quando dall’altra parte hai persone libere, senza debiti, senza acqua alla gola, le minacce valgono il resto di niente”.
Ma purtroppo la dottrina neoliberista ha distrutto il risparmio ed i diritti fondamentali, scritti nella Costituzione.
“Ma non ti raccontano tutta la verità. Anzi, la verità esce poco alla volta e diventa la loro micidiale arma per costringerti alla resa: ti sei indebitato? E perché lo hai fatto? Nessuno ti ha costretto. Ora devi pagare, in qualche modo. Blame the victim, colpevolizza la vittima. Da Noam Chomsky a Joseph Stiglitz, in quanti ci hanno messo in guardia dall’inganno neoliberista….Sei loro prigioniero perché sei stato cattivo. Sei stato peccatore, hai ceduto alle tentazioni. Hai vissuto sopra le tue possibilità. Dunque vai dietro la lavagna, hai dei debiti, sei un cattivo. Captivus. In latino la parola “prigioniero” si traduce così, captivus. Non riesci a onorare il mutuo, il prestito? Sei un cattivo pagatore e finisci nel libro nero del peccato originale. Sei uno Stato con debito pubblico alto? Ti rieducano loro, con i compiti da fare, con le privatizzazioni liberatorie, con manovre economiche che devi applicare altrimenti arrivano loro, i Cavalieri della Troika. Come accadde in Grecia, palestra perfetta dove dimostrare la rieducazione rigorista, protestante, calvinista”.
Ecco allora che, per la rinascita,la stella polare è la Carta Costituzionale, in modo particolare l’art.1 che ci ricorda che la nostra è in primo luogo una Repubblica, la cui sovranità appartiene al popolo, ma soprattutto l’art.4 e 36.
Infatti Paragone ha una spiccata cultura che ripone nei valori fondamentali dello Stato sociale il progresso di uno paese democratico.
I nostri padri infatti nel secondo dopoguerra, grazie al contratto a tempo indeterminato ed alla cultura del risparmio che confluisce nel conseguimento della proprietà la casa, hanno costruito le fondamenta del nostro paese.
Purtroppo la precarietà è un dato di fatto talmente incontrovertibile, una condizione acquisita come normale,perché è ben chiaro un dato: le forze di sinistra,se tale può definirsi ancora il Partito democratico,hanno dimenticato gli impoveriti,i nostri poveri che crescano a dismisura e si preoccupano solo degli immigrati.
I grandi giornali non intendono dare risalto a come le banche curano i crediti deteriorati.Li vendono a fondi speculativi con tutte le garanzie immobiliari ed a prezzi stracciati ed il debitore ceduto ha al cospetto nuovi creditori con un volto sconosciuto .Perderà la casa, venduta anche a prezzo stracciato per il gioco delle aste immobiliari che arricchiscono curatori, custodi, drappelli di professionisti e rimarrà captivus per tutta la vita.
Perché le banche hanno catturato la buona fede del povero consumatore: tutto il nostro risparmio è stato polverizzato da Luna Bank che come GangBank ha distrutto la nostra sana economia.
“Avete ceduto alle tentazioni del Paese dei Balocchi. Come Pinocchio vi siete fatti incitrullire dal Gatto e la Volpe ed avete creduto al Campo dei Miracoli…Ma Luna Bank è una giostra pericolosissima; ogni cosa ha sempre il suo prezzo soprattutto se te la regalano, se è free, se è gratis. Perchè in quel caso il prodotto che vendono sei tu”.
Forse aveva ragione Federico Caffè, un gigante del pensiero economico : «Al posto degli uomini abbiamo messo i numeri e al posto della compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo messo l’assillo degli riequilibri contabili».
Il captivus può essere tutelato e ritrovare la sua libertà se torniamo alla Costituzione.