La pandemia del coronavirus ha segnato anche lo spartiacque ed un diaframma nell’ambito del merito creditizio. Tutto questo ha avuto ripercussioni per il meccanismo della segnalazione alla centrale rischi.
Infatti, le imprese ed i privati che sono segnalate non possono accedere alle provvidenze ed ai prestiti garantiti da SACE.
Secondo i dati del bollettino di Banca di Italia, il cumulo dei crediti deteriorati è pari a 173 miliardi di euro al 31/12/2019. Garantiti ne risultano 92 miliardi, dunque, quasi la metà.
Così si legge nel Bollettino economico: “A dicembre scorso, i crediti deteriorati delle banche italiane ammontavano a 349 miliardi di euro al lordo delle svalutazioni già contabilizzate. Di questi, 215 erano relativi a debitori insolventi (sofferenze; in inglese bad loans). I crediti deteriorati al netto delle svalutazioni erano pari a 173 miliardi; le sofferenze nette a 81 miliardi (rispettivamente pari al 9,4 e al 4,4 per cento dei prestiti netti). Le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie. Il valore stimato delle garanzie reali, detenute dalle banche a fronte delle sofferenze, è pari a 92 miliardi”.
I crediti deteriorati rappresentano le sofferenze bancarie, cioè i debitori che non adempiono alle prestazioni cui sono tenuti. Se le sofferenze erano circa 174 miliardi prima del coronavirus- marzo 2020- le imprese ed i privati che sono i debitori di queste sofferenze, di queste pretese deteriorate, sono i segnalati alla centrale rischi.
È questa la deduzione che emerge drammaticamente dal detto bollettino di Banca di Italia, che è diventata percepibile proprio in questo contesto temporale.
Tutti questi segnalati non hanno merito creditizio e non possono accedere ad alcun prestito. Il che implica che, se sono aziende, falliranno, se privati debitori, resteranno tali a vita.
Deve essere chiaro che la centrale rischi oggi in sede pre-fallimentare costituisce il meccanismo di prova più concludente. Con essa è possibile identificare le esposizioni che si hanno con gli istituti di credito e la fiducia di cui si gode. Va da sé che, se si annota su di essa qualche sofferenza, il fallimento è alle porte, in quanto la sofferenza della centrale rischi dà la stura, è principio possibile di stato di insolvenza.
Ne consegue che queste imprese segnalate, per lo spaventoso numero dei crediti deteriorati indicati, scompariranno dal circuito virtuoso del reddito , anche perché, in questa fase, non hanno potuto neppure approvvigionarsi all’usura criminale.
È questo il dato sconfortante che sancirà la completa distruzione di un tessuto economico già profondamente lacerato.
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