Come noto con la legge di bilancio 2019 è stato istituito un Fondo (1,5 miliardi di euro)per i risparmiatori gabbati e truffati,a seguito del crack delle banche Venete e di quelle che furono messe in risoluzione nel 2015: si ricordino le obbligazioni subordinate di Banca Etruria.
Sono moltissimi i risparmiatori che aspettano i decreti attuativi promessi dal governo: il fine è quello di dare impulso alla commissione, che dovrebbe deliberare le modalità per ottenere l’agognato rimborso.
Sta di fatto che la Commissione Europea ha posto molteplici ostacoli,effettivamente insulsi ed ingiustificati.
A Cernobbio(23/3/2019) il ministro Salvini, con espressioni poco urbane e colorite,ha gridato la sua indignazione,per l’insopportabile lentezza,contro il ministro Tria, forse memore che il giorno 9 febbraio con Di Maio aveva promesso ai risparmiatori delle Banche Venete che ,di lì ad una settimana(e ne sono passate sei),il loro sacrosanto diritto alla liquidazione si sarebbero concretato.
Il senatore Paragone con una dichiarazione a “La Repubblica” di oggi ha manifestato il suo disappunto.
Non si sa quanto sia credibile la Commissione Europea,dopo il verdetto del tribunale di Lussemburgo che ha annullato la sua decisione circa la questione Tercas,secondo cui era da definirsi aiuto di Stato quello del Governo Italiano e di Banca di Italia di avvalersi del Fondo dei depositi interbancari,per aiutare gli istituti di credito andati in default ed i tantissimi risparmiatori, oltre 11 mila.Come noto il Tribunale di Lussemburgo ha deciso diversamente per Tercas. La storia avrebbe avuto un altro corso,se fossero stati aiutati gli istituti di credito ed i poveri risparmiatori.
Per i burocrati di Bruxelles il decreto attuativo non può trovare la luce per inaccettabili motivazioni, oggettivamente insignificanti.
1- La Commissione ,che dovrebbe procedere alla liquidazione,deve essere neutrale e Tria ha assicurato che di essa vi fanno parte Magistrati, avvocati dello Stato e funzionari dell’arbitro bancario finanziario.Non si comprendono pertanto le perplessità di Bruxelles.
2-Dovrebbe valutare le cosiddette violazioni massive ( di massa, dell’intero apparato normativo),ma è tautologia pura,dal momento che ,è fatto notorio, i risparmiatori furono truffati da inetti amministratori degli istituti di credito, che fecero sottoscrivere obbligazioni subordinate ad altissimo rischio,senza fornire adeguate informazioni: infatti hanno perso tutto. Accertare nuovamente un fatto risaputo, significherebbe allungare i tempi alle calende greche. Un’altra polpetta avvelenata per i poveri risparmiatori.
3- La detta Commissione dovrebbe altresì valutare “la sussistenza di un danno ingiusto da risarcire in capo a ciascuno dei soggetti legittimati”.Anche in questo caso è evidente come sia catrafatta la burocrazia di Bruxelles: si tratta di un’ovvietà che è nelle cose, in re ipsa, perché, che siano stati ingannati i risparmiatori e che i medesimi siano legittimati, è fuor di dubbio ed è adamantino anche per un cieco (ma non per l’Europa). Tra questi ultimi si devono annoverare oltre alle persone fisiche anche le Onlus e le micro-imprese fino a 2 milioni di fatturato e 10 dipendenti.
Tria, per superare le obiezioni di Bruxelles,ha deciso di escludere a priori le «controparti qualificati» e i «clienti professionali»,perché la spesa per indennizzare anche questi profili sarebbe stata particolarmente indigesta. Dunque anche in questo caso alcun ostacolo si frappone per il necessario abbrivio della Commissione.
Come si vede si tratta di motivazioni fuori luogo, che importano lungaggini inacettabili per risparmiatori che vedono irrealizzato un diritto che ha in se’il crisma sia della certezza che dell’esigibilita’.
Siamo al cospetto di un’Europa non dei popoli, ma di burocrati inetti e fuori dalla realtà.
È doveroso che Tria mandi tutti alle ortiche, senza temere alcuna procedura di infrazione.
Biagio Riccio
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