SE FOSSI BRAMINI: IL MANIFESTO DEL DEBITORE CONTRO IL FEUDALESIMO BANCARIO DELL’ ANCIEN REGIME. E SAREBBE POESIA

Lunedì si terrà a Roma un fondamentale convegno per presentare una proposta di legge tesa a cambiare quelle disposizioni legislative favorevoli al ceto bancario.
Bramini che ha pagato carissimo il suo conto, oggi è investito direttamente dal Ministero del lavoro e dello sviluppo economico del compito di proporre una riforma proprio nella direzione di arginare lo strapotere delle Banche.
Se io fossi Sergio farei così.
1- Deve essere riformato l’art.50 del testo unico bancario, grazie al quale oggi le Banche possono ottenere un decreto ingiuntivo su un semplice estratto conto che per la legge ha fede privilegiata. Il decreto ingiuntivo è la prima stazione della via crucis del debitore. Con esso, che è munito dell’esecuzione provvisoria, le banche iscrivono ipoteca sui beni dell’ingiunto, il quale viene segnalato alla centrale rischi e perde la fiducia creditizia di altri istituti bancari. Si determina così l’insolvenza, cade il fallimento ed il Golgota è alle porte.
2- Deve essere riformato il meccanismo punitivo della segnalazione alla centrale rischi. Chi irroga le sanzioni, in caso di errore, non può essere la stessa Banca di Italia. Vi è in nuce un incipiente conflitto di interesse che cede a favore delle Banche. Non saranno mai punite, se dovessero sbagliare. Ed invece se ciò avvenisse la banca, che ha segnalato in modo erroneo perché non ha sentito il debitore preventivamente o perché si scopre che il suo credito sia usurario, deve essere punita dal Giudice terzo con una sanzione che sia pari a tre volte l’importo per il quale è avvenuta la segnalazione erronea. Si ricordi che oggi le banche con la sola segnalazione ottengono la sentenza di fallimento contro il povero imprenditore.
3- Deve essere abrogata la legge numero 119/2016 che ha sancito lo strapotere delle Banche. Si tratta della più grande vergogna tra l’altro voluta dal partito democratico che alle sue radici ha il magistero di Gramsci e quello del migliore Marx. Si è dato al custode il potere di sfrattare dalla sua casa il debitore, gli è stato impedito di proporre opposizione sino alla vendita dei suoi beni, gli incanti sono stati legittimati a prezzi irrisori, si è compiuta l’usura reale con il patto marciano. Questa legge va abrogata, perché è il segno di un feudalesimo bancario contro il dovere di eguaglianza sancito costituzionalmente.
4- Se le banche non possono diventare per vincoli europei istituti di diritto pubblico, i funzionari devono ritornare ad essere incaricati di pubblico servizio, come prevedeva la vecchia legislazione. Se dunque sbagliano ( per esempio per un’ingiustizia revoca di affidamento, per appostazione alla centrale rischi di un credito rivelatosi usurario ) vanno severamente puniti.
5- Deve essere riformata la legge fallimentare. Il debitore fallito non va solo sentito ( quando si approva per esempio lo stato passivo ), ma deve diventare parte processuale. Non va solo punito, ma anche salvaguardato. Se Bramini fosse stato consultato, i suoi crediti di 4 milioni di euro nei confronti dello Stato non sarebbero stati sviliti ed oggi non sarebbe in queste condizioni.
6- Va rivista la legge sul sovraindebitamento e dunque reso possibile che l’istanza motivata sospenda le azioni esecutive e cautelari.
7- Va potenziato il ruolo del Pubblico Ministero che appena acclarata l’esistenza di usurarietà in caso di denuncia, immediatamente deve dichiarare la sospensione della attività esecutiva del creditore bancario, anche per verificare, con la dovuta salvaguardia dei diritti di tutti e senza il potere coercitivo della messa all’asta, se la pretesa sia conforme alla legge.
Solo così si sconfigge il feudalesimo bancario dell’ancien regime.
E sarebbe poesia.

 

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