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ZINGARETTI ED I RADICAL CHIC (CON ROLEX)

ZINGARETTI ED I RADICAL CHIC (CON ROLEX)

Dopo la “mutazione genetica” che operò Renzi, il Partito Democratico, come ha detto Zanda, autorevole senatore, è senza una visione.
In realtà deve essere sottolineato che Zingaretti non ha al suo bagaglio “la politica di prospettiva” di un Occhetto, di un Veltroni, di un D’Alema, per rimanere ai nomi contemporanei, senza scomodare Berlinguer, Moro, De Mita e più indietro ancora Togliatti o il Magnifico Gramsci.
Era senza un disegno lungimirante: capace solo di mantenere con grande pazienza lo status quo tra correnti e famelici e spietati appetiti dei vari capibastone.
Proprio perché non era in grado di una sua spinta propulsiva di un recupero di un elettorato di base, di ceti popolari da riportare al partito, aveva sponsorizzato coattivamente Conte e – grave a dirsi – non ha mai preteso di dire abbiamo “questa politica “, un premier, un civil servant da indicare al paese.
Ha gettato la spugna, perché si vergognava delle richieste di “sistemazione” politica avanzata dai vari capicorrente, che al mattino, se non gestiscono il potere, non sanno cosa fare.
Dicono i giornali che era già stanchissimo per quello che è accaduto con la spartizione dei sottosegretari. E si è mortificato, scocciato, infastidito con ripulsa, delle richieste di poltrone pretese da chi non si era ancora “sistemato”.
Il partito è vecchio, obsoleto, incapace di un’uscita innovativa, di riavvicinamento all’elettorato.
Si dovrebbe privare dei suoi radical chic,
dei “pariolini”, di quelli delle terrazze romane, descritte con ironia tagliente nel film “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino .
Perché o si scende tra il popolo, si abbandonano le banche e le lobbies, si mandano alle ortiche quelli del “giglio fiorentino” che hanno rovinato questo partito o la destra populista fagociterà tutto.
1- Propongano – quelli che vogliono un Partito Democratico popolare – una riforma elettorale ed istituzionale seria, riscoprendo il magistero di Roberto Ruffilli.
2- Pongano al centro la questione meridionale che è diventata gravissima.
3- Vadano a parlare di salvaguardia del potere dei salari e dei redditi, tra i leghisti, ma senza indossare i Rolex e maglie di cachemire da 1000 euro.
4- Si facciano portatori di un “Manifesto della Costituzione” per il recupero dei poveri che oggi sono anche quegli imprenditori o professionisti rimasti soli e senza tutela.
5- E mandino alle ortiche i capi bastone, convocando un congresso aperto anche alla società civile, perché li soppianti e li sostituisca.
Altrimenti questo paese sarà del Truce Salvini.

Biagio Riccio

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