Buco di otto miliardi di grandi gruppi imprenditoriali per la banca veneta: la grande beffa per i poveri risparmiatori ed il buon senso di manzoniana memoria.
La commissione banca alla Camera ha almeno il merito di farci conoscere delle realtà sulle quali avevamo un sospetto, ma non prove certe.
Il 24 novembre 2017 il Corriere della Sera pubblica alcuni dati sconcertanti: ci si riferisce alle linee di credito concesse a noti gruppi imprenditoriali che rappresentano per la Banca Veneta in liquidazione sofferenze e crediti deteriorati. Ed i numeri sono spaventosi: tra il 2012 ed il 2017 il buco che si è constato è pari ad euro 8 miliardi e 450 milioni, tra l’altro concessi con la compiacenza del consiglio di amministrazione.
Un fiume di denaro che ha portato al crac della banca e alla richiesta di rinvio a giudizio dell’amministratore delegato Vincenzo Consoli, dell’ex presidente Flavio Trinca e altri nove manager. L’elenco acquisito dalla Commissione parlamentare dimostra quanto estesa fosse la «rete» di clienti che hanno potuto godere di trattamenti particolari, senza fornire alcuna vera «copertura».
I nomi sono pesanti ed altisonanti ed è inutile ripeterli: sale lo sdegno e la rabbia, perché i poveri risparmiatori, che hanno perso il loro peculio, non godono di alcuna tutela, mentre “i ricconi” di converso, beneficiano di una protezione anche legale.
I risparmiatori truffati che hanno perso tutto sono 207 mila, per un totale di 15 miliardi di euro.
Mentre per esempio due volte il Gruppo Stefanel ha potuto accedere ai finanziamenti(nel dicembre 2013 quando ha ottenuto 11 milioni e 230 mila euro e due anni dopo quando la cifra è stata addirittura più alta, arrivando a 16 milioni e 300 mila euro),il povero risparmiatore, che ha comprato azioni con la liquidazione ottenuta dopo anni di lavoro, oggi ha perduto tutto.
Una domanda sorge spontanea: perché la SGA, la società di recupero che sta curando la liquidazione dei crediti deteriorati delle Banche Venete, non si prodiga ad attaccare giudizialmente questi grandi gruppi imprenditoriali(Gruppo Statuto, Ferrarini, del calciatore Bettega, Bialetti, Vismara, hotel Daniele di Venezia)?
Non è conveniente recuperare 8 miliardi ( ma anche la metà) invece di venderli a fondi avvoltoi e ricavare un prezzo vile certamente di gran lunga inferiore?
Infatti deve essere noto che per ristorare(si fa per dire) i poveri risparmiatori, hanno deciso, i Soloni incompetenti, di attingere l’attivo dalla vendita a cessionari dei crediti deteriorati ad un prezzo irrisorio tra il 10 o 15 per cento della posta.
È assurdo ma è purtroppo così: il buon senso suggerisce invece di recuperare questi crediti con un’iniziativa legale, esempio istanze di fallimento contro i debitori che hanno molteplici beni sui quali può essere proposta di poi un’espropriazione forzata. Il ricavato costituisce l’attivo da dividersi tra i risparmiatori.
Ma il buon senso diceva Manzoni c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.
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