MA IL FALLITO NON È SEMPRE UN BANCAROTTIERE.

ASSOLUZIONE PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE.

ERRORI GROSSOLANI DEI CURATORI E PUBBLICI MINISTERI CHE NON PAGANO MAI

Nelle procedure fallimentari oramai il fallito è vittima sia di un’azione di responsabilità( che colpisce il suo patrimonio personale), sul piano civile, che di un procedimento penale per il reato di bancarotta, sul piano penale,a prescindere, anche se è una persona perbene.
Sono infatti i curatori che scrivono relazioni piene di inesattezze e preparano il percorso del calvario che sfocia in azioni giudiziarie che si rivelano ingiuste e provocano ingenti danni al presunto reo-il fallito -poi assolto ed alla di lui famiglia.
Il nostro cliente è stato accusato ingiustamente di bancarotta ed è stato poi scagionato.
Il processo è durato 3 anni e si è concluso con una piena assoluzione,perché il fatto non sussiste.
Sia il curatore che il pubblico ministero erano stati invitati a più riprese a rivedere le proprie posizioni, a cambiare idea, perché il fallito non aveva commesso alcuna azione criminosa, così grave di bancarotta, effettivamente inesistente.
Si sentono dei Padreterni che non devono rendere conto a nessuno ed invece a volte la giustizia li punisce.
Ma non pagano per le loro nefandezze, errori che pregiudicano l’onore degli altri.
La pratica è stata seguita con zelo ed impegno dal collega Raffaele Garofalo penalista di rilievo del mio studio legale.
Nei link la sentenza di assoluzione.
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